Dopo il primo caldo meno intenso dell’estate finita, nella casualità
delle sere, il cielo vasto ha assunto delle tonalità di colore più
tenue, ritocchi di una fredda brezza che annunciavano l’autunno. Non era
ancora l’ingiallirsi del fogliame, o la caduta delle foglie, né quella
vaga angoscia che accompagna la nostra sensazione di morte esteriore,
perché sarà anche la nostra. Era come una fatica dello sforzo esistente,
un sonno
impreciso sopraggiunto negli ultimi atti dell’azione. Ah, sono sere di
una indifferenza così triste che l’autunno, prima di cominciare nelle
cose, inizia dentro di noi.
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